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Direttiva europea sulle case green: cosa prevede e perché preoccupa i proprietari di casa

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C’è grande attenzione, ma anche preoccupazione, attorno alla direttiva europea sull’efficientamento energetico degli edifici o direttiva europea sulle case green (Energy Performance of Buildings Directive – EPBD).

l provvedimento, redatto dalla Commissione europea e oggi in mano ai co-legislatori, nasce con un preciso obiettivo: tagliare consumi ed emissioni dell’edilizia di almeno il 55% nel 2030.

Cosa prevede la direttiva UE Case Green?

Uno degli elementi qualificanti della bozza legislativa preparata da Bruxelles consistete nell’aver introdotto la nuova definizione di “edifici a emissioni zero” (ZEB) affinando quelle esistenti di “edifici a energia quasi zero” (nZEB) e “ristrutturazione profonda”, e inserendo nuovi obiettivi temporali.

Tra le grandi novità dell’EPBD c’è anche l’introduzione di certificati di prestazione energetica (EPC) armonizzati, grazie ad una nuova valutazione standardizzata e uniforme che elimini le attuali discrepanze di metodologia fra gli Stati membri. 

Altra modifica essenziale richiesta dalla nuova direttiva Ue Case Green: l’applicazione di standard minimi di prestazione energetica. Il provvedimento, infatti, non stabilisce solo una data entro la quale tutti i nuovi edifici dovranno essere a zero emissioni, ma impone anche a quelli esistenti uno sforzo al miglioramento. Nel dettaglio il testo della Commissione prevede che tutti gli immobili pubblici e non residenziali raggiungano la classe F nel gennaio 2027 e quella E nel gennaio 2030. Per quelli residenziali le scadenze posticipano: classe F entro gennaio 2030 e classe E entro gennaio 2033.

La situazione in Italia

Il patrimonio edilizio italiano è ancora molto vetusto. Gli ultimi dati ENEA mostrano che oggi un edificio italiano su tre si trova in fondo alla scala prestazionale. Nonostante i miglioramenti messi in campo in questi anni, il 34,3% degli immobili rientra ancora nella classe G. E si tratta soprattutto di edifici residenziali. Secondo Ance oltre 9 milioni di unità abitative non sarebbero in grado, alle condizioni attuali, di garantire l’obiettivo UE nel tempo previsto.

Il dibattito politico

Il Consiglio dell’Unione europea, a cui ha preso parte anche il Governo Meloni, ha fissato la propria posizione sull’EPBD lo scorso ottobre riuscendo ad approvare un testo più morbido. I rappresentanti di Italia, Grecia, Polonia, Svezia, Slovenia e altri 12 Stati membri hanno dato battaglia per ottenere maggiore flessibilità. Nel dettaglio, il testo uscito dal Consiglio impone per il parco edilizio residenziale il raggiungimento di una classe D entro gennaio 2033, da portare entro il 2040 ad un “valore determinato a livello nazionale”.

Modifiche al testo sono ancora possibili. La direttiva UE Case Green deve ancora essere discussa dall’Europarlamento e gli eurodeputati potrebbero riuscire a rialzare l’ambizione.

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