Meglio optare per la cedolare secca o restare nella tassazione ordinaria? È una domanda che molti proprietari si pongono quando devono decidere come gestire il reddito derivante dagli affitti. La cedolare secca, introdotta per combattere gli affitti in nero, rappresenta una scelta fiscale semplificata e spesso più vantaggiosa rispetto al tradizionale regime Irpef, specialmente per chi percepisce redditi elevati.
Questa forma di tassazione prevede un’aliquota fissa che si applica direttamente sui canoni di locazione, eliminando la progressività tipica dell’Irpef. Tuttavia, è importante considerare attentamente le caratteristiche di entrambe le opzioni per valutare quale sia la più conveniente a seconda delle proprie circostanze.
Cedolare secca vs. tassazione ordinaria: come funzionano?
Nel regime fiscale ordinario, i canoni di affitto rientrano nell’imponibile Irpef, soggetto a un sistema di aliquote progressive. Si parte dal 23% per redditi fino a 28.000 euro, passando al 35% per redditi tra 28.001 e 50.000 euro, fino a raggiungere il 43% per redditi oltre i 50.001 euro. Questo comporta un aumento significativo della pressione fiscale man mano che il reddito complessivo del locatore cresce.
La cedolare secca, invece, fissa un’imposta del 21% sui contratti di locazione a canone libero (4+4 anni) e del 10% per quelli a canone concordato (3+2 anni). Per le locazioni brevi, inferiori ai 30 giorni, l’aliquota è del 26%, applicata anche su chi affitta più di un immobile.
I vantaggi della cedolare secca
Uno dei principali punti di forza della cedolare secca è la sua convenienza per chi ha redditi superiori a 28.000 euro. Con l’aliquota fissa al 21%, i proprietari con redditi più alti possono evitare il peso della progressività dell’Irpef, che, oltre una certa soglia, supera abbondantemente il 40%. Per chi guadagna più di 50.000 euro, la differenza diventa ancora più vantaggiosa.
Inoltre, la cedolare esenta dall’imposta di registro e dalle addizionali locali, riducendo ulteriormente i costi fiscali. Nei contratti a canone concordato, l’aliquota al 10% rende la scelta ancora più appetibile, poiché si accompagna a una riduzione del 25% sull’IMU per i proprietari.
Quando conviene la tassazione ordinaria
Nonostante i numerosi vantaggi della cedolare secca, ci sono situazioni in cui il regime ordinario potrebbe risultare più conveniente. Ad esempio, chi ha diritto a forti detrazioni fiscali, come il riscatto degli anni universitari o contributi volontari, potrebbe azzerare o ridurre significativamente l’imponibile. In questi casi, la tassazione Irpef potrebbe essere più favorevole.
Per questi proprietari, l’unico costo da affrontare sarebbe l’imposta di registro all’1%, un onere ben più leggero rispetto a quello previsto dal regime ordinario.