Il Consiglio dei ministri dell’Economia e delle finanze dell’Unione Europea, riunitosi sotto l’egida dell’Ecofin, ha dato il proprio assenso definitivo alla nuova direttiva sulle abitazioni a impatto zero, marcando un punto di svolta nell’agenda ambientale europea. L’accordo, originariamente concordato con il Parlamento Europeo nel dicembre scorso, mira a realizzare un parco immobiliare completamente a emissioni zero entro il 2050.
Nonostante l’approvazione, il percorso della direttiva è stato segnato da divisioni: Italia e Ungheria hanno espresso il proprio dissenso votando contro, mentre altri Stati membri come la Repubblica Ceca, Croazia, Polonia, Slovacchia e Svezia hanno preferito astenersi. Il ministro dell’Economia italiano, Giancarlo Giorgetti, ha evidenziato le preoccupazioni nazionali riguardo ai costi della transizione, sottolineando come esperienze precedenti abbiano visto pochi beneficiari a fronte di un onere distribuito su tutta la collettività.
La direttiva stabilisce che tutti i nuovi edifici dovranno essere a emissioni zero a partire dal 2030, con una scadenza anticipata al 2028 per gli edifici di proprietà pubblica. Inoltre, prevede rigorosi obiettivi di ristrutturazione per gli edifici esistenti: entro il 2030, almeno il 16% degli edifici pubblici con le peggiori prestazioni energetiche dovrà essere ristrutturato, con un ulteriore aumento al 26% entro il 2033. Anche le abitazioni private dovranno ridurre il consumo energetico del 16% entro il 2030 e del 20-22% entro il 2035.
Tra le misure previste vi è l’obbligo di installazione di pannelli solari sui nuovi edifici pubblici e la graduale eliminazione delle caldaie a combustibili fossili entro il 2040. I sussidi per tali caldaie saranno aboliti già dal 2025, incentivando il passaggio a sistemi di riscaldamento e raffreddamento basati su energie rinnovabili.
Gli edifici storici, agricoli, luoghi di culto, immobili militari e temporanei potranno beneficiare di esenzioni dai vincoli imposti dalla direttiva, che entrerà in vigore venti giorni dopo la sua pubblicazione in Gazzetta Ufficiale.
I Paesi membri avranno due anni per adeguarsi, periodo durante il quale dovranno presentare a Bruxelles i propri piani nazionali di ristrutturazione. La Commissione europea stima che saranno necessari investimenti annui per 275 miliardi di euro per raggiungere gli obiettivi fissati, cifra significativamente superiore alle risorse attualmente disponibili. Nonostante non siano previsti finanziamenti dedicati, i fondi europei esistenti come il Fondo sociale per il clima e il Recovery Fund saranno accessibili per supportare questa transizione.
Questo ambizioso piano segna un passo decisivo verso la sostenibilità, ma solleva questioni cruciali su come i costi saranno distribuiti tra i cittadini e quale sarà l’impatto economico per le famiglie, stimate dover affrontare spese tra i 20.000 e i 55.000 euro per adeguarsi ai nuovi standard energetici. La strada verso un futuro a emissioni zero appare tanto promettente quanto costellata di sfide economiche e politiche.